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Controvento

Controvento, odore di legno di ciliegio e tenerezza quassù non se ne sente più,
la campagna di peschi e limoni ed edere e zoccole s'è trasformata in una città di zoccole e basta.
C'era il mondo assonnato e compatto di sotto.
C'era il ferro verde di una gru che spezzava il cielo col suo gancio.
Avrò avuto sei o sette anni e sei o sette anni di vita erano quelli che perdeva mia madre a cercarmi in un palazzo troppo alto e troppo vuoto per una bambina troppo silenziosa e con la mania delle altezze.
Salgo le stesse scale di allora con qualche riga di febbre e rimmel, raggomitolata in una sciarpa rossa e srotolando un filo di tela di bruschi pensieri.
Mi piace l'idea delle gru nella scenografia di Santoro.
Una città invisibile fatta di gente che non vedi, di cose comuni che dimentichi come un tubo innocenti.
Che certe cose sono piccole solo perchè sei troppo lontana, certe altre sono su binari paralleli che sfuggono via, che arrivano Altrove e puoi vederli incernierati solo in punto all'orizzonte.
Un punto all'infinito che non è l'infinito.
Che tendere non è mica arrivarci.

Sei contenta, ora cade Berlusconi, mi hanno detto in un soffio.
E sembra come questa folata che porta mal'aria e amarezza insieme.
E' tutto personale, ormai.
Non è un'idea, è tutto sentimento.
Come se fosse una vittoria singolare.
Come se fosse un principio di quelli che reggono la crosta del mondo, filo che tiene unito il ricamo delle cose.
Mare e sabbia sono due deserti, comunque.
Penso che non ci scrolleremo di dosso questi quindici anni di storia come polvere di calce dai vestiti.
Le città si portano addosso il loro passato tra le strade come gli uomini se lo portano dentro gli occhi e nelle linee delle mani.
E allora è come quando da sopra un tetto pensi di vedere tutto il mondo, come quando ti immagini il futuro dall'alto dei tuoi sette anni senza sapere di essere solo una vela legata all'albero maestro, appena gonfiata dal vento.
E allora mi piace pensare che forse un Paese, che quello che sei, lo capisci camminando e inciampando in ciò che non vuoi, in ciò che non ti meriti.
Che magari è controvento che trovi la buona strada.
C'è tempo, Fossati.

P.S. Mentre guardavo Santoro avevo Twitter acceso.
Siamo così abituati alla rissa, così intrisi di berlusconismo che se non c'è qualcuno da detestare, se non c'è qualcuno che ti interrompe non guardiamo più nulla.
E se guardiamo ci annoiamo.
A me è piaciuto assai, schemino di Lavitola compreso.

6 commenti:

Flo | 4 novembre 2011 alle ore 10:56
  

  Fossati si ritira sai? Peccato. Ma ha capito che non è più il suo "tempo".
Sei iper tecnologica :) io Twitter, come faccialibro, lo ignoro.

E hai solo che ragione:le migliori strade sono sempre state trovate controvento.

Ho una immagine perfetta della sciarpa davanti.
Chissà perchè... :) 

 
La Scalza | 4 novembre 2011 alle ore 11:06
  

  Sì, lo so.
Credo nei finali dignitosi anch'io.


Sono iperannoiata come i miei anticorpi.
Twitter >> Fb.
Ho riso troppo guardando i commenti su Lavitola.
Merita, mica ci devi scrivere per forza i fatti tuoi.

Hai visto Servizio Pubblico? 

 
Anonimo | 4 novembre 2011 alle ore 11:19
  

  Cioè mi stai dicendo che da Santoro non c'era la rissa?

Ma allora posso ricominciare a guardarlo anche io! Da quando me ne sono andata mi sono disabituata alla rissa, ogni volta che torno e provo a vedere un dibattito politico italiano mi vengono le palpitazioni. 

 
La Scalza | 4 novembre 2011 alle ore 11:42
  

  Ti dico solo che i cult del Talk "Mi fa finire?!" e il clichè degli ospiti che scuotono la testa a prescindere erano assenti.
A non tutti la normalità è piaciuta.
Del resto erano assenti i vari La Russa, Santanchè, Lupi, Straqui (come diavolo si scrive?), Mary Star &Co.
La fonte di incazzatura è stato Della Valle vestito da paggetto del Settecento e Scilipoti che urlava accanto a suore e fascistini di Sicilia che comincia l'era della meritocrazia.
Scilipoti. Meritocrazia. Scilipoti. 

 
Flo | 4 novembre 2011 alle ore 12:10
  

  No, come ti dicevo, ero da una 90enne che non vuole più sentir parlare di politica e si "incazza" se sente qualcosa. Ha anche ragione il suo tempo l'ha fatto.

Recupererò.

Almeno Paragone la smette di Santoreggiare. Visto che un suo modo di porsi non ce l'ha. E sinceramente è alquanto ridicolo.

Se i tuoi anticorpi sono iperannoiati, i miei sono i sciopero perenne. Non ho i soldi per pagarli! ;-( 

 
La Scalza | 4 novembre 2011 alle ore 12:19
  

  La crisi degli anticorpi precari.

Ma Paragone canta, Santoro no.
Ho visto il promo dell'Ultima Parola.
Incrocio tra Apicella e un paguro. 

 

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