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Corsivo

C'era una vodka.
Come? Le favole non cominciano così? Oh, capisco.
No, va bene, i bambini, l'alcool, la morale, certo, ok.
Proviamo così: Si dice che le cose finiscono quando cominci a raccontarle. Per me finiscono quando cominci a riderci sopra.
Intendo quelle risate che sfioccano l'aria e riserrano la fatica.


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All' armi e allarmi d'agosto

Comunque riflettevo sul fatto che non state bene.
Ora, a parte quelli che esultano per la condanna, che pure quelli meritano un capitolo fantasy a parte, voi dovete trovarvi qualcosa da fare.
Toccare una femmina, fumarvi una canna, ubriacarvi, leggere Borges, fare un bagno dagli scogli lanciandovi di panza, calarvi una sostanza, ma fate qualcosa.
Siete pronti a scendere al fianco di Santanchè e Sallusti per una nuova appassionante serie psicologica tipo 'Memorie delle mie puttane tristi' per difendere un vecchio di ottantanni che non ha fatto niente per questo paese se non appestarlo di aquile alla Gasparri, metrosexual alla Capezzone e cani che accompagnano donne malvestite con nomi ridicoli tipo Dudù, dadà, dodò.
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La fantasia è un posto dove ci piove dentro.
E a me ci piove verde.
Verde prato, verde mela, verde (a)mare.
Verde leggerezza.

Buffa la leggerezza vista da un ingegnere.
Ma il mio lavoro è rendere leggere le cose pesanti, farle restare in piedi nonostante il tempo,
nonostante la stanchezza compatta dei mattoni, l'astuzia aguzza dell'acciaio e le colate misture di calcestruzzo.

Diceva Calvino che ad un certo punto tutto il mondo gli sembrava di pietra.
Un pò come un largo deserto pesante, un pò come la paura.
E' il linguaggio della paura quello che non riesco a sopportare, si incolla addosso, si appiccica, stinge e incatrama tutto ciò che tocca.
E rincrudisco quando ad usare quel registro è un politico, uno che dovrebbe raggrumarti intorno soluzioni, aprirti ventagli di strade, scoperchiarti mondi forestieri.
Baratro, salvàti, rimettiamo il debito, esodati.
Sembrano metafore bibliche, ma per le storie caliginose ci sono già i preti.
E dal Medioevo l'umanità traboccò mettendo al centro l'uomo e non lo spread.
Da quel punto in poi Giotto non disegnò più i fondi dorati e divini,ma quelli naturali e umani, gli archi romani si trasformarono in guglie che scalavano testarde il cielo, Dante diede alla sua donna - tanto gentile e tanto onesta - le chiavi del Paradiso e finalmente la piantammo di incastellarci dentro vecchie mura coi servi della gleba.
(Ri)Scoprimmo che l'uomo era misura di tutte le cose.
Ricordammo.
Ricordammo che si poteva vivere diversamente, ci demmo fiducia, ce la passammo come una canna, ci inventammo le università.
Ci risollevammo.
Come funghi timidi dopo la pioggia, come muschio che si incammina sulle cortecce.
Qui invece si confonde la speranza con l'illusione.
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Il vecchio e il mare

La pioggia olia i gomiti delle strade.
Sembra che il buio liquido si raggrumi proprio qui, sotto questo cocciuto lampione spento, rivettatura tra un fascio di luce e l'altro.
Come a dire che c'è tanto per chi vuole vedere e che puoi sempre riconoscere una cosa dalla sua assenza.
E difatti cominciano gli europei in Polonia e i giornalisti s'attruppano per parlarci di puttane e bevitori del posto,
come se la Polonia non fosse anche Solidarnòsc,  scoperchiato per fame nei cantieri di Danzica.
Perchè c'è un altro mare, a Nord, lontano dalle spiagge dove rostiscono e si rinzuppano turisti.
E' un mare salato e rasposo, merlato d'alberi di nave, sfossato dalle gru dei cantieri.
D'altronde se un paese non conosce la sua di storia come si può pretendere che s'attardi su quella degli altri.
Allora c'era il partito unico comunista, il blocco rosso che un giorno si scoprì snervato da un sindacato che sindacato non era ancora
e osteggiato dagli intellettuali per poi essere abbattuto dagli stessi uomini che avevano sfruttato.
Perchè le rivoluzioni, quelle che scuotono il tappeto del mondo, cominciano quando gli uomini liberano loro stessi.
Quando prendono le proprie anime e invece di continuare a strizzarle le stendono al sole come fossero lenze di mare.
E' per questo che 'mani pulite' non m'è mai piaciuto.
Le mani dovrebbero sempre sporcarsi di olio di motore, di terra, di inchiostro.
Di fatica.
Dovrebbero bruciare mentre tieni la lenza che corre e rivoltola per prendere il marlin.
Gli uomini non puoi vincerli, puoi solo distruggerli, scriveva Hemingway.
In questo vecchio stivale non sono gli uomini che mi preoccupano, ma gli schiavi.
                                                                                                                                                      Ludovico Einaudi, le Onde.
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Nuovi spropositi

La nebbia brucia le linee incurvate delle ringhiere, si sfalda lungo le grottesche guglie di un paio di palazzi fascisti vicino al gracile campanile.
Nell'aria umida si mescolano polveri pesanti di fuochi spenti e granelli di terra smossa, una coperta grigia che scalda il sonno della città e leva il respiro a tutti gli altri.
E' buffo, una cosa che appena una notte prima ha appassionato coi suoi giochi di luce e rumore si trasforma in bocconi amari di tosse incatramata e dannosa.
Un pò come l'eccitazione e i buoni propositi raggrumati sopra il primo di gennaio.
Non ne ho mai mantenuto nessuno e ad un certo punto ho pensato che l'entusiasmo fosse meglio snocciolarlo, diluirlo nel latte, impastarlo dentro un giorno alla volta.
Gli uomini si appassionano sempre alle cose nuove.
Il nuovo anno, la nuova macchina, la nuova casa, il nuovo cappotto, le nuove scarpe.
Per poi tornare indietro scalzi a raggranellare tutto ciò che hanno dimenticato.
La spasmodica, viscerale pulsione al consumo come un'influenza natalizia, capodannesca.
Come se a natale qualcuno ricordasse di essere più della somma delle sue articolazioni mobili - Stay human -
con qualcosa di simile a sentimenti spessi e spalmabili sulle cose come veli di burro.
Non è una forma di anticonformismo spiccio o di radicalchicchismo.
Ha più a che fare con la giustizia, con la prospettiva con cui guardi il mondo che la vita non è una somma algebrica di azioni, un bilancio in cui conta se resti in attivo o passivo.
Che se ti chiami Don Verzè e hai messo su un buon ospedale allora se evadi le tasse, se corrompi, se truffi lo Stato allora non fa niente, non importa. Sei un granduomo lo stesso.
No, non lo sei, perchè gli uomini o sono grandi sempre o non sono grandi mai, perchè un grand'uomo lo vedi da come affronta le sue miserie, le sue debolezze, come riesce ad arginarle, a gestirle, a livellarle, non a come le sposta più lontano per non fartele vedere come un baro qualunque.
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C'è tempo

La geometria di Roma è regolare, un incedere impietrato di cardi e decumani, di massi rigorosi, di cerchi smezzati in archi nudi ed obelischi allungati come tulipani.
Roma è stesa severa, che sia sole o pioggia, e non ammette i chiaroscuri dei vicoli di Napoli, quelli dei ceppi di Forcella, dove si può nascondere tutto e tutto dimenticarci dentro, pure il dolore.
Via delle Botteghe Oscure è un laccio che contorna  Pigna e S.Angelo,
filo rosso che un giorno era snodato lungo l'Appia e la Salaria, attorno allo Stivale intero.
Che serve uno sforzo di memoria per ricordarsi com'erano, certi comunisti, certi galantuomini belli e feriti, come le rondini cadute per spezzare l'azzurro monotòno del cielo.
E così era Magri.
Quando hai rispetto per la vita ce l'hai di rimando per la morte ed hai anche la percezione squadrata che una cosa è vivere e altra è sopravvivere a sè stessi.
Questo è uno strano paese, tutti vogliono possedere tutto senza poi sapere cosa farsene, per poi vendersi le mutande o le parole per un chilo di successo spacciando per libertà questo baratto, che se fossi libero davvero lo faresti senza niente in cambio.
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Insieme

Tu sei stesa sul mio divano,
quello sopravvissuto ai pastelli, alle tempere, al pallone di calcio, a quello di pallavolo, a quello di ritmica, ai litigi furiosi e ai parenti pigri.
E da un pò pure a Berlusconi.
Espressione intontita dal fondotinta, e compiaciuta, di chi sorregge la propria vita su una impalcatura di certezze inattaccabili e antisismiche,
arroccata nei tuoi jeans Fornarina stretti da togliere il fiato, mentre fai finta di leggere le istruzioni d'uso - in uno spagnolo maldestro - di una tinta per capelli che compri sempre uguale, lasciandoti come unica variabile indipendente la scelta della tonalità di biondo da usare.
Ci conosciamo da quando portavamo le calze bianche sotto le gonne di tartan, quando ai piedi avevamo le ballerine con la punta stondata e i nastri tra i capelli.
Crescendo io ho smesso di parlarti, ma non te ne sei accorta perchè tu parli abbastanza da riempire tutteddue.
E ho smesso di cercarti da anni, ma ogni tanto mi coli addosso, come i temporali d'estate, col fastidio subdolo e sottile, tipico delle cose che non vuoi più.
Mi hai svegliato insieme ad un caffè troppo dolce e ad un mal di testa feroce.
Ti guardo da terra, sul pavimento di ceramica sporcata di grigio del mio studio, a piedi scalzi, in una delle mie improponibili posizioni figlie di anni di ginnastica ritmica servite ad ammorbidirmi i muscoli e a indurirmi la coscienza.
Oh, ma perchè non ti fai più sentire, non vieni mai alle rimpatriate?
Perchè non mi interessa sapere che fine avete fatto.
Sempre la solita stronza insensibile. Aggiungi con una punta di fastidio che ti cade dagli occhi.
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Eresia

Lamborghini ha cominciato dai trattori.
Dai motori rabberciati nei campi, lasciati a gracidare di ruggine vicino alle pozze, lasciati come ruderi dopo la guerra, dagli inglesi.
Motori per trattori che bruciassero petrolio invece che benzina, per risparmiare.
In una stalla diventata officina, tra cacciaviti e fieno e vacche e chiavi.
Che forse è vero che devi partire dalla merda.
Che certe volte cominciare da niente, cominciare da sotto, ti fa soppesare meglio quello che raggiungi dopo.
O forse mi piace pensarlo per un fragile senso di giustizia, quello che tratteggia gli esseri umani infelici.

Cominciare controvento ed usarlo, il vento.
Che forse non tutto ciò che ti viene contro serve a farti male.
La frizione di un trattore dentro il motore Ferrari.
Che la frizione del Cavallino si bruciava un giorno sì e l'altro pure.
E allora ha pensato di farsela da sè.
Insieme a Bizzarrini, che di primo nome faceva Giotto.
Non è andato a protestare.
Non se l'è presa col destino, con i meccanici, con la guerra, con la globalizzazione, coi cinesi e coi banchieri.
E Berlusconi non c'era.
Non ha cercato l'uomo nuovo, quello carismatico, quello che risolve i problemi.
I problemi se l'è risolti da sè.
E allora forse non è importante dove arrivi, ma quanta strada hai fatto prima di arrivarci.



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Terremo(n)ti

Un terremoto altro non è che una esplosione invisibile.
Nascosta nelle faglie della terra, infilzata da lingue di magma.
Invisibile come solo i potenziali lo sono.
Con le deflagrazioni che solo i sogni, solo i pensieri acuti possono avere sulla vita.
Come le cose che possono essere, ma non sono ancora, come l'essenza stessa della speranza.
Che le migliori esplosioni non sono certo le piroclastiche, sfilate di grigie ceneri laviche, colate di grumi di fuoco sulle pendici acoprire tutto e farlo restare com'è.
E' fisica, non sociologia.
E' come una carica a molla, è come la liberazione di Energia elastica.
E' come il rinculo di un arbalete.
Il giro di danza di una ballerina sul fuso del carillon.
E così è pure la gente che scende in piazza con le bandiere.
Con i cori, con le orchestre.
Così è la faccia di Ferrara sul suo divano rinforzato.
Così sono le esplosioni di rabbia della Santanchè, il ghigno spento di La Russa, il dito medio di Formigoni dentro le sue irreprensibili camicie d'appretto.
Così sono le onde d'urto.
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Coalizione da Tiffany

Dopo che lo spread è salito al Quirinale Bossi ha cominciato il doloroso percorso dell'elaborazione del Rutto, tipica fase psicologica
delle perdite nette e dei cuori infranti, riscoprendo quanto stare all'opposizione di provvedimenti impopolari sia di una comodità banale e scontata anche se al governo ci va' uno di Varese.
Mentre Massimo Decimo Giorgio Napolitano suonava già la carica: "Al mio segnale scatenate il Governo".*
C'è da dirlo, B. , in fatto di tatticismi politici è un generale di coorti romano, un Oplita (con le ricchezze di Serse) contro la Persia tutta.
Sarebbe capace di far crepare il parroco timorato che gli viene a celebrare l'estrema unzione.
E allora capirete il mio assoluto disincanto.
Guardo l'opposizione che ha dimenticato la mossa del Cavallo (di Troia) col maxiemendamento.
Che nelle partite di scacchi ci sono pezzi che non si muovono mica solo avanti e di lato e che le mosse buone non sono quelle vincenti, ma quelle che mettono in difficoltà l'avversario.
Che se lo voti e dentro c'è l'abolizione dell'articolo 18 è meglio che non ti fai vedere in nessuna piazza neanche travestito da Camusso,
se non lo voti con i provvedimenti europei sei un irresponsabile che spinge l'Italia a picco.
Geniale.