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Nuovi spropositi

La nebbia brucia le linee incurvate delle ringhiere, si sfalda lungo le grottesche guglie di un paio di palazzi fascisti vicino al gracile campanile.
Nell'aria umida si mescolano polveri pesanti di fuochi spenti e granelli di terra smossa, una coperta grigia che scalda il sonno della città e leva il respiro a tutti gli altri.
E' buffo, una cosa che appena una notte prima ha appassionato coi suoi giochi di luce e rumore si trasforma in bocconi amari di tosse incatramata e dannosa.
Un pò come l'eccitazione e i buoni propositi raggrumati sopra il primo di gennaio.
Non ne ho mai mantenuto nessuno e ad un certo punto ho pensato che l'entusiasmo fosse meglio snocciolarlo, diluirlo nel latte, impastarlo dentro un giorno alla volta.
Gli uomini si appassionano sempre alle cose nuove.
Il nuovo anno, la nuova macchina, la nuova casa, il nuovo cappotto, le nuove scarpe.
Per poi tornare indietro scalzi a raggranellare tutto ciò che hanno dimenticato.
La spasmodica, viscerale pulsione al consumo come un'influenza natalizia, capodannesca.
Come se a natale qualcuno ricordasse di essere più della somma delle sue articolazioni mobili - Stay human -
con qualcosa di simile a sentimenti spessi e spalmabili sulle cose come veli di burro.
Non è una forma di anticonformismo spiccio o di radicalchicchismo.
Ha più a che fare con la giustizia, con la prospettiva con cui guardi il mondo che la vita non è una somma algebrica di azioni, un bilancio in cui conta se resti in attivo o passivo.
Che se ti chiami Don Verzè e hai messo su un buon ospedale allora se evadi le tasse, se corrompi, se truffi lo Stato allora non fa niente, non importa. Sei un granduomo lo stesso.
No, non lo sei, perchè gli uomini o sono grandi sempre o non sono grandi mai, perchè un grand'uomo lo vedi da come affronta le sue miserie, le sue debolezze, come riesce ad arginarle, a gestirle, a livellarle, non a come le sposta più lontano per non fartele vedere come un baro qualunque.

Mi piacciono i camini di pietra grezza, magari annerita dalla fuliggine, le vecchie coperte di lana rammendate e intoppate senza ordine, i legni che crepitano e scalciano tizzoni rossicci e i vecchi cartoni della Walt Disney, solo per questo nella colonna dettagli c'è posto per Dicembre.
La gente continua a parlare di Spread, pare che sia tornata la politica al posto del pettegolezzo veniale e questo è già un miracolo di per sè.
Addirittura si sussurra una riforma del lavoro fatta tutta a sx , Ichino vs Fassina, perchè nel Pdl la parola lavoro è abolita per statuto.
Ma non è questo che mi lascia il solito disincanto sotto la pelle.
Non ho sentito parlare uno solo dei nuovi splendenti ministri di scuola.
Qui, nell'asintoto che tende all'equatore, le scuole sono un cumulo di intonaco tenuto su con gli spilli e qualche trave rovescia.
E non è questione di sicurezza.
Laboratori, internet, docenti che siano in grado di gestire ragazzi difficili che sono già cuciti nelle maglie della camorra, degli scippi, delle rapine, delle estorsioni e che non sanno che magari si può vivere in un modo diverso.
Qui dove istituto tecnico significa passare cinque ore a prender freddo vicino la finestra o a leggere la Gazzetta dello Sport per capire come schierare i giocatori del tuo fantacalcio.
Qui dove certe volte la scuola devi fartela davvero da te, come la giustizia.
Manca il senso dello Stato o forse manca proprio lo Stato, lo vedi dalle minuscole cose, dalla inconsapevolezza che un biglietto mancato è un centesimo di secondo di ritardo aggiunto sul treno, che le lamentele per i vigili che controllano la raccolta differenziata esistono perchè la si fa di merda, che è inutile fare un parco pubblico se poi si rubano le altalene e si sradicano gli alberi.
Che patrimonio comunale, vuol dire di tutti non degli Altri.
E questa roba vale senza togliere carico di colpa a Moretti ( 1 - 2 ) , Marchionne, ai Berlusconi come ai Cirino Pomicino.

E' solo che vorrei che la gente ricordasse di più.
Che capisse che le cose non cambiano mai dall'alto.
Che Monsieur Guillotin fu assunto dalla casata di Francia, ma poi la festa la fece lui al Re.
Shimbalaiè, Maria  Gadù.

7 commenti:

Gianandrea Ghirri | 4 gennaio 2012 alle ore 21:24
  

  Mr. Profumo deve aver letto il tuo blog, perchè stasera è corso in TV (telegiornale del 3, mi sembra) a dire tutto quello che dici tu. Ad es... "che la scuola deve essere il luogo del primo e più importante incontro con lo Stato. E gli spazi devono essere belli ed accoglienti e il personale ecc ecc".

Io non so esattamente quel che passa nella testa di questi. A me basterebbe anche solo che fossero moderni e abbiano un'idea di generica efficienza.
Il resto dovrebbe venire in automatico. 

 
La Scalza | 4 gennaio 2012 alle ore 21:40
  

  Si, tutto molto bello.
Il problema è che io posso dirlo, lui, beh, lui dovrebbe 'semplicemente' farlo.
Tutti sappiamo quali siano i problemi, non conviene affrontarli.
A loro. 

 
Zdenek | 6 gennaio 2012 alle ore 10:10
  

  Hai iniziato benissimo il nuovo anno, con un pezzo da pubblicare ... all'estero. A Londra, magari, dove c'è la nebbia senza il palazzo fascista. Altri commenti non servono: lo si gusta in silenzio, come una barretta di cioccolato e caramello che la befana ti ha lasciato nella calza. 

 
Anonimo | 6 gennaio 2012 alle ore 17:25
  

  Ben trovati!
Sono tornata ieri da Roma e ritrovo in questo post molte delle impressioni che mi sono fatta di questo strano nuovo anno italiano...perplessità. E disincanto, come dici tu, anche se mai una volta che l'essere disincantati arrivasse come conseguenza dell'essere stati, almeno, un po' incantati prima.

Ecco a me un po' di incanto mi manca proprio, ma darmelo come proposito per l'anno nuovo temo che non servirebbe. 

 
Anonimo | 8 febbraio 2012 alle ore 16:53
  

  sniff... scalze', ci manchi! :-) 

 
Gianandrea Ghirri | 10 febbraio 2012 alle ore 22:15
  

  concordo con Flavia. Ci manchi ;) 

 
La Scalza | 13 febbraio 2012 alle ore 19:30
  

  Che carini =*)
La settimana prossima torno =P 

 

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