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O' ssaje' comm' fa' o' core'

Sabato da immergere un dito in un bicchiere di colore denso e picchiettarlo sul naso del primo signore che passa.
Sabato da fare il pieno ai toni delle proprie emozioni e aprire il pugno, cosicchè sabbia e fango scivolino via ripulendoti il palmo.
Mi fai sorridere quando risalendo dai miei occhi, mi dici che solo le persone intelligenti sono tristi, come se fosse un obolo da pagare per avere la coscienza del mondo che gira al contrario e la percezione precisa del marcio, col tanfo che ti allaga i polmoni.
Sabato che bestemmio quando dico che scrivere non serve a nulla, come fare la rivoluzione.
E che il posto migliore per il cuore è dentro le scarpe.
Per sfuggirsene via.
Sabato che ci ripenso mentre bevo questo e leggo un lattemacchiato.



Non parlo mai d'amore.
Mi viene difficile.
E' che non si scoprono i sudari di sogni acustici.
Hanno bisogno di stanze apposite per esser suonati, di delicate lacrime di Rimmel per esser sciolti.
E' che quando soffro, strido, come un violino scordato, come un tango tra due cicale, d'estate.
E se sono felice, invece, vivo e basta, non lo racconto.
Che non si scrive mai delle cose che ti rendono felice, delle cose che ti riempiono e non ti svuotano le vene.
In entrambi i casi è una strada il cui asfalto lo impasto da sola.
Ho anche un pò di sana invidia per chi ne parla con una certa inconsapevolezza, una amena leggerezza.
Penso che l'amore è.
E che tutto quello che ci metti dopo vale solo per te.
Per i mille amori che nascono e crepano nelle fratture del mondo ognuno ha le sue parole e ci si dovrebbe accorgere che non sono mai le stesse.
Perchè certe vite nascono edera e s'arrampicano sopra qualunque cosa, sopra le vite degli altri magari.
Certe vite sono viti e hanno bisogno di tralicci e filari ben piantati per venir su e dar frutto.
Certe altre sono quercia o faggio, perché l’ombra che fanno basta e avanza per una famiglia intera.
Altre sono viti arrovellate dentro qualche bullone, casalinghe dimenticate dentro una casetta degli attrezzi.
E invece mentre cerchi di politica ti ritrovi i grandi esperti che catalogano le storie come opere da museo, mummie egizie, reliquari.
Le proprie esperienze di primo, secondo, terzo letto diluite nell'inchiostro dei giornali.
Sarà meglio la noia o le corna da non entrarci in ascensore?
Come se uno dovesse usarti per tamponare la noia della vita che gli scorre dagli occhi.
Pezzi di carne essiccati al sole, in attesa del contorno.
Che prima dell'amore che vale per due forse serve costruirsi l'amor proprio.
Così magari si evitano pure certe idiozie messe su carta spacciate per inchiesta solo per giustificare la noia del capo.
Il vuoto umano. L'aridità che si apre quando il mare scopre le proprie risacche.
Certi dibattiti su chi non sa campare.
E' così difficile parlarsi.
Certe volte serve il coraggio di spezzare cuori e sedersi accanto ai cocci e rinfilarli da capo.
Un pò come far cadere governi.
Questa fobia per mantenere un' incerata apparenza.
Come se ci fosse vergogna nel fare fatica, nel fermarsi un pò per riprendere fiato, nel farsi male.
Se non ci puoi volare sulla vita, allora devi arrampicarti.
Passando per una lingua di strada che non conosci, trovare il sole facendoti strada,
snodi e biforcazioni come rami che si innalzano, sopra, a gradinate per bucare le nuvole.
Volvèr si canta nell'afferrada Spagna sopra una chitarra.
Non con, sopra.
Ci sono certi giorni, certi pezzi, che possono stare solo sopra.
Non dentro.

E' vero mi piacciono i sentimenti equi, che non dipendono dalla fiducia,
come l'amore, come l'odio, come la rabbia.
Sono giusti, squadrati, ma sono sentimenti antidemocratici.
E a me piace anche la democrazia
che non ha certo la pretesa di essere giusta, ma semplicemente consapevole.
Diceva Troisi: Uomini e donne sono le persone meno adatte per stare insieme. So’ troppo diversi.
Come Casini e Vendola, insomma.

Come da titolo. Pino Daniele.

3 commenti:

Zdenek | 17 settembre 2011 alle ore 19:41
  

  Casini s'è offeso per esser stato chiamato "escort della politica" da Di Pietro.

So' sensibili.
Ed il loro "amore" dipende proprio dalla fiducia.

Per quelli che intendi tu si usa la maiuscola.

"L'amore che potè finire non era Amore." (cit.) 

 
Zdenek | 17 settembre 2011 alle ore 19:53
  

  Quanto alle querce (o il cemento armato) e le viti, a volte capita che si intreccino. Per decenni. 

 
La Scalza | 17 settembre 2011 alle ore 20:20
  

  C'è chi vende il corpo e chi tutto quello che c'è dentro.
Cosa è peggio, poi.
In fondo ciò che non si vede sembra sempre meglio al grande pubblico.

Carina questa.
Non c'avevo pensato.

Il problema non è mai l'amore in sè. Finito o trovato che sia.
E' tutto quello che lascia.
Fosse anche un paese in pezzi.

Bisogna vedere se più o meno consensualmente. 

 

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