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Linee e punti. La Geometria di un paese


La stradina della stazione alle sei di mattina sembra la banchina di un porto di mare.
File disordinate di persone, ammassate,
come i container metallici delle navi da carico mentre una lingua di cemento e binari accarezza le rive.
Quell'odore inconfondibile di piscio e vino, di lercio e fretta, la scia di chi se ne vuole andare.
E poi resta sempre.
Siamo gli Stati Uniti d'America, saremo sempre una tripla A.
Ha detto l'omino capo dei bianchi, che poi è nero.
Tutti, qui, continuano a portarsi le proprie ragioni dentro gli zaini e le storie allacciate alle borse,
sempre tutti pronti a farti la lista dei propri guai, dei loro dolori,
manco fossimo dal tappezziere per scegliere i campioni per rifarsi le tende di casa.
E così brucia Londra e non Babilonia. O forse bruciano entrambe.
C'è pure chi si stringe nelle spalle su questa linea gialla.
Le cose vanno come devono andare, si sa.

Sfoggiando quella rassegnazione figlia della pigrizia e cugina della noia, più che della convinzione.
E c'è pure il tipo arrabbiato, coi calli alle mani e gli occhi turchesi, sporchi di tabacco e caffè.
Io di questi tempi mi fido dell'indignazione, non della rabbia.
La rabbia è un sentimento personale, l'indignazione no.
E' sociale, collettiva, riguarda quell'anello di confine tra una persona e l'altra.
La crisi è globale, non mia. Ha detto Berlusconi.
Questo dissociarsi pure da se stessi.
Ma a noi, in fondo, cosa ci frega.
Noi abbiamo i matrimoni di corte, gli anelli delle olimpioniche dalle spalle larghe e con le corna.
O le fanno, mica s'è capito. Oppure abbiamo gli immigrati.
Belle bottiglie vuote su cui riversiamo l'amarezza e la merda.
Il gusto discutibile di intingere le dita nelle vite degli altri perchè prendersi cura della propria costa fatica
mentre non ti accorgi che il tempo, come la vita e come la crisi,
si stende al sole comunque.

Tutte le pareti di questo paese, di questo mondo si sono accartocciate su se stesse,come fatte solo da intonaco fresco.
Mi piacerebbe vedere negli occhi della gente quello che vedono e non quello che hanno visto.
Quello che pensano e non quello che pensano di dire.
E mi piacerebbe anche che ci si perdesse in un non-luogo.
Come il supermercato o la stazione.
Nei non-luoghi, quelli di passaggio, la gente non si preoccupa mai di non essere se stessa.
Di approntarsi una maschera per uno sconosciuto che non rivedrà mai più.
Berlusconi è un omino cattivo, un pensiero appeso ad un filo di voce si snoda dal sedile di fianco.
Qualcuno l'ha votato però.
E allora magari c'è un guizzo di cielo in una giornata di pioggia.
Magari fiorisce pure la rosa dei venti.
Magari ci si ritira su per il bavero della giacca,si capisce la differenza tra l'inutile e il superfluo
e che ok, non puoi cambiare il passato, ma puoi almeno provare a condirci la pasta.
Mii piacciono i punti.
Perchè poi si va a capo. E si ricomincia.
Perchè poi non s'aspettano niente.
Perchè danno il ritmo elementare.
E perchè non si lasciano mai alle spalle un motivo per riaprire le frasi.
O le crisi.

E poi arriva Bossi che dice di seguire l'Europa.
L'arte di farsi gregari quando non si conosce la strada.

P.S. Un giorno una bomba scoppiò sopra una linea gialla.
Tranciando coscienze e concimando dolore col sangue e colla carne.
Dopo 30 anni non abbiamo avuto un nome su cui pretendere giustizia.
E su cui spegnere i mozziconi di rabbia e giocare a freccette con qualche bestemmia.
Sopra una linea bianca sono crepati Borsellino e Falcone.
Le linee mi ricordano i muri.
E i muri son buoni in tempo di guerra.
La gente ha bisogno della giustizia se no o si incazza o si rassegna.
E la seconda è molto più pericolosa della prima.
Adele, Hometown glory.

6 commenti:

Bisonte Pacioso | 9 agosto 2011 alle ore 12:04
  

  Secondo me oramai la società è arrivata a un punto dove ci deve essere sempre un capro espiatorio su cui gettare tutti i problemi o quasi. (vi consiglio di leggere Pennac il paradiso degli orchi) vorrei un assaggio di pasta condita al passato!
Ma gli italiano sono ottimi gregari, seguire fino alla morte!
Quasi mai un idea propria. Credo che un nome forse non si troverà mai! Però spero che questa società abbia la forza di cambiare! di capire che così si và solo più in basso! e per arrivare i nalto c'è bisogno di rimboccarsi le maniche e inizia a metterci un po' di olio di gomito 

 
Zdenek | 9 agosto 2011 alle ore 12:48
  

  Questa devo stamparla e rileggerla su carta, ascoltando Adele.
Adesso non ho la macchina sotto mano, poi ti rispondo. 

 
Flo | 9 agosto 2011 alle ore 16:19
  

  Hai già detto tutto tu. Io sono rifilata nella noia. E non crisalide, ma proprio bunker. Sento un filo di rassegnazione, sentimento che fino a poco tempo fa non mi apparteneva. E lo ammetto, mi fa davvero paura. Eppure qualcosa dovrò inventarmi. E io si, sono italiana, ma mai stata gregaria. Il massimo del gregario lo accetto solo nella pattuglia acrobatica. Ma quel tanto di gregario che poi ti fa divenire il leader nelle figure da solista. Non è un problema solo d'Italia. Il più pulito c'ha la rogna. Qui, come dici tu, si sta accartocciando il mondo. Peccato che il "ne rimarrà uno solo" non me la sento proprio di dirlo. 

 
Gianandrea Ghirri | 10 agosto 2011 alle ore 01:24
  

  Ma che bei post che scrivi! 

 
Ergo | 10 agosto 2011 alle ore 02:51
  

  "La bicicletta è un veicolo a propulsione muscolare umana costituito da un telaio cui sono vincolate due ruote allineate una dietro l'altra e dotato di un sistema meccanico per la trasmissione della potenza alla ruota motrice. Il suo nome viene comunemente abbreviato in bici ma sono noti anche altri sinonimi come ciclo e biga (o cancello nel caso di mezzi poco performanti o dall'aspetto estetico non accattivante). Sul piano delle norme e soprattutto del Codice della strada italiano, la bicicletta rientra nella più ampia categoria dei velocipedi e per questo viene spesso descritta con questo termine nei verbali delle forze dell'ordine e in altri atti ufficiali." fonte Wikipedia.

In qualunque caso, Meg, ricordati che puoi bucare le ruote alla bicicletta. 

 
La Scalza | 11 agosto 2011 alle ore 10:25
  

  @E' da sempre così.
Non è vero che non abbiamo idee, non cadiamo nei pregiudizi, è che non sempre le supportiamo.
L'idea da sola non basta praticamente mai se non hai la voglia e la forza di portarla avanti. O quel pizzico di culo. Ovviamente devono esserci pure le condizioni, ma chi le crea, se non tu?

@Se ti fossi rassegnata sul serio non avresti bisogno di dirlo.
Di metterlo sul bianco. Le didascalie le metti quando non si capisce, non quando è evidente. Anche la torre di Pisa è un errore. Sciogliti e demolisciti. Chi l'ha detto che è per forza una cosa negativa?

@Miracoli della scuola pubblica =P

@Mi mancava l'ironia dell'insonne.
Dopo il terzo caffè è un'emozione, guarda. 

 

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