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La crisi

No, io tre cose c'ho.
Pure quelle devo perde?
La città d’estate sembra un errore di prospettiva.
Un peccato o un vizio che si vede col sole e non col freddo.
Strade che diventano cieli stinti deformandosi sotto le dita dell’afa.
E silenzio che sembra respiro affannoso del vento.O del tempo.
Afflato inerme di foreste di case.
Muschio di tetti.
Brulicare di cani come cacciatori insonni messi a guardia di fortini improbabili.

C’è crisi.
Ma non c’è la gente.
C’è crisi.





Quelle miserie che ci restano le spendiamo all’estero.
Il fascino del lontano, neanche lontano fosse sinonimo di meglio.
Siamo esterofili.
Nel senso che ci inebriamo con le novità hi-tech.
Rigorosamente degli altri.
Le nostre novità le lasciamo emigrare.
Pascolare per le vie del mondo in balia di predoni e pirati col colletto bianco.
Cambiano le divise pure dei ladri, col tempo.
Ci eccitiamo con le mostre d’arte.
Eppure non leggiamo mai quelle guide che distribuiscono alle entrate dei musei.
Piuttosto le usiamo come ventaglio, come se la cultura fosse ornamento del vuoto.
Ma ci piacciono le mostre di quel pittore sconosciuto, magari moderno, post moderno, anarchico o gesuita.
Che poi non si sappia neanche chi ha dipinto la Sistina è un altro conto.
Qua parliamo di cose serie, di mostre Estere , mica di Stiacciato donatelliano.
Come se l’estero, poi, fosse un oggettino,
un souvenir, qualcosa da portarti in valigia e lasciare distrattamente sul comodino.
Come quel libro di Hesse che non finirai mai.
Abbiamo erezioni improvvise sotto i colpi dello Chanel numero 5.
Che in realtà è un insetticida
e per quello che costa è un’arma di distruzione di massa di tasche e coscienze.
E mi viene da pensare ai pacchetti tutto compreso per la Tunisia
e i villoni delle strade arabe, minute e affollate di pietra e sangue e stoffe.
Tunisini esattamente come quelli che riportiamo a forza non si sa dove.
Questa sfrenata passione per le terre sconosciute solo se si tratta di non portarle a casa.
Solo se queste riguardano le vacanze, le ferie.
Sbirciate furtive e mai sugli occhi della gente.

E poi siamo interofili.
Nel senso di chiusi in noi stessi.
Ripiegati come vecchi origami di carta ammuffita.
Terrorizzati da ciò che non conosciamo.
Ignoranti di ciò che ci succede dietro la schiena e sotto i nostri,
delicati e impressionabili, nasi.
E queste campane di un sud profondo
che mi ricordano l’arroganza di certi predicatori di provincia, la lussuria di Emeriti e il silenzio santificato di Papa-mobili.


Ricordati che devi morire.
Disse il prete a Massimo.
E Massimo rispose:
Un momento,  che me lo segno.




Consiglio Bittersweet Symphony, The Verve.

7 commenti:

Zdenek | 2 agosto 2011 alle ore 19:42
  

  La citazione di Massimo merita questo link. Gustati un po' Sallusti che scrive della Sistina. 

 
La Scalza | 2 agosto 2011 alle ore 20:05
  

  Una rivoluzione può essere tante cose.
Perfino gentile.
Ma non può essere di casta, se no si chiama golpe.
Far capire la differenza ad uno col culo spalmato sulla sedia è un'impresa per chi ha pazienza.


L'ho detto una volta.
Avere un neurone non è come avere un cervello. 

 
Zdenek | 3 agosto 2011 alle ore 06:20
  

  LOL
Avevo capito che eri tu, anche dall'indirizzo gmail.

Sallusti che confonde Sisto con Giulio, comunque, non è stato ripreso da molti, forse da nessuno. E sì che ha lavorato (avevo utilizzato "scritto") anche per il Corriere, mi pare. 

 
Zdenek | 3 agosto 2011 alle ore 06:38
  

  Ho sempre avuto una passione per Kandinsky.
Mica te ne ritrovi uno in più, anche usato?

P.S.
G. Morrone: insegnante.
Ti dice niente? 

 
La Scalza | 4 agosto 2011 alle ore 00:09
  

  Infatti c'era molta più spocchia per la battuta riuscita che mancanza di fiducia nel tuo spirito deduttivo.

A questo punto, a Sallusti, mancava solo Leone.
Comprendilo, lui dei Della Rovere al massimo conosce Lucrezia Lante, per intercessione di Signorini.


Kandinsky è il mio tallone d'Achille.
Ritrovarmene uno in tasca,così su due piedi no, in compenso un ex molesto mi ha regalato una gigantografia di Giallo Rosso e Blu, decisamente troppo gigante (e con cornice. Cornice. A Kandisky.), vale?


P.S.
L'unico Morrone che conosco è di Alfabeta2.
Non guardo più i Lego come prima. 

 
Zdenek | 4 agosto 2011 alle ore 07:34
  

  Azz, la cornice. E l'hai tenuta?
No, non vale. Non avrei uno spazio abbastanza grande neanche per l'originale.

Morrone è stata la mia insegnante di lettere alle medie.
Mi ha ispirato molte letture in comune con quelle che elenchi qui, a destra. Non si sa mai ... 

 
La Scalza | 4 agosto 2011 alle ore 15:50
  

  Era orrenda.
Diciamo che era una cornice da Tiziano più che da Kandinsky.
A mia discolpa dico che ero giovine et sprovveduta.

Chissà cosa direbbero i detrattori della scuola Italiana.
Ti manderanno la Carlucci. 

 

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