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Insieme

Tu sei stesa sul mio divano,
quello sopravvissuto ai pastelli, alle tempere, al pallone di calcio, a quello di pallavolo, a quello di ritmica, ai litigi furiosi e ai parenti pigri.
E da un pò pure a Berlusconi.
Espressione intontita dal fondotinta, e compiaciuta, di chi sorregge la propria vita su una impalcatura di certezze inattaccabili e antisismiche,
arroccata nei tuoi jeans Fornarina stretti da togliere il fiato, mentre fai finta di leggere le istruzioni d'uso - in uno spagnolo maldestro - di una tinta per capelli che compri sempre uguale, lasciandoti come unica variabile indipendente la scelta della tonalità di biondo da usare.
Ci conosciamo da quando portavamo le calze bianche sotto le gonne di tartan, quando ai piedi avevamo le ballerine con la punta stondata e i nastri tra i capelli.
Crescendo io ho smesso di parlarti, ma non te ne sei accorta perchè tu parli abbastanza da riempire tutteddue.
E ho smesso di cercarti da anni, ma ogni tanto mi coli addosso, come i temporali d'estate, col fastidio subdolo e sottile, tipico delle cose che non vuoi più.
Mi hai svegliato insieme ad un caffè troppo dolce e ad un mal di testa feroce.
Ti guardo da terra, sul pavimento di ceramica sporcata di grigio del mio studio, a piedi scalzi, in una delle mie improponibili posizioni figlie di anni di ginnastica ritmica servite ad ammorbidirmi i muscoli e a indurirmi la coscienza.
Oh, ma perchè non ti fai più sentire, non vieni mai alle rimpatriate?
Perchè non mi interessa sapere che fine avete fatto.
Sempre la solita stronza insensibile. Aggiungi con una punta di fastidio che ti cade dagli occhi.

Sempre. Ti sottolineo buttando giù caffè e amarezza con un sorriso aperto per metà.
Mi ripeti da tempo che non sono normale.
Che il problema tra me e te sono io che non ho mai accettato la tua filosofia del quieto vivere.
Che vivere va' pure bene, ma è il quieto che mi crea fastidio.
Che ciò che più apprezzo in un essere umano sono gli scatti d'istinto, le rotture rabbiose, i sentimenti che non ci stanno in una frase, i silenzi che ti scavano dentro voragini, gli impulsi che ti palpitano addosso, tu che adori le spalle strette di chi non se ne frega nulla, di chi tanto poi è uguale.
Tu che invece perdoni sempre. Che mi hai perdonato quando è successa quella cosa col tuo ex.
Che dopo tutto questo tempo ancora non hai capito che non è successo niente, che il suo 'fascino' latino è sempre stato più efficace della mia onestà.
Sbuffi facendo attenzione a non minare il glitter tumido del rossetto, sfogli il libro degli argomenti e mi spieghi che una ragazza normale non sta a leggere cose tipo i problemi del millennio e che Hibert, Haibert, Hubert tu non sai nemmeno chi sia, che se non lo sai di sicuro è roba da secchioni e neanche da me che sono bella mica secchiona.
Che poi in realtà si chiama Hilbert e che mettiamo il caso qualcuno risolvesse il numero 8 dei suoi problemi tu, la normale, avresti un grosso problema per la sicurezza del conto in banca di papà.
Ti sporgi a leggere la ragnatela colorata di post- it che attacco ovunque perchè i pensieri buoni vengono su mentre non c'entrano niente e a me piace tenermeli sottomano, per le giornate fredde, quelle dove cerchi un motivo per ritirarti su mentre quelli che si credono amici tuoi sono impegnati a farsi le tinte.
E così mi spieghi che pure tu ti interessi di politica,
nel senso che condividi su Facebook i link sulla Resistenza, sul governo Berlusconi, sulle banche di Monti.
E allora ti chiedo cosa sia la Resistenza, quanti anni abbia governato Berlusconi e quale banca abbia Monti mentre addento una mela, rossa e lucida, per evitare di mirare alla tua giugulare. E mi guardi come se t’avessi chiesto quanti kg pesa la Terra.
Circa 6000 milioni alla terza di tonnellate, che però dobbiamo convertirli in Newton che il Peso è una Forza mica una massa, e l'ha misurata Cavendish - che lui sì che era strano assai -  un’altra bella storia di questo pianeta, come cappuccetto rosso.
E quindi perchè cappuccetto si e Cavendish no?
Mi spieghi che sono sciocca a sapere roba del genere che è un pò complicato come voler misurare l'orizzonte.
Lancio la mela del cestino dell'umido, ti passa accanto mentre parabola.
Che misurare l'orizzonte è un semplice problema di geometria piana, teorema di Pitagora.
Facciamo che tu sei alta h e che il raggio della Terra sia R la distanza dell'orizzonte D è la radice quadrata di (h+R) quadro meno R quadro.
Ti spazientisci e rimbrotti che la matematica è una cosa astratta.
Che la matematica è una cosa, la vita un’altra.
Cerco un muro dove appoggiare le spalle.
Nel mondo normale non puoi separare un bel niente, che tutto è concatenato, immerso l’uno nell’altro, che tempo è anche spazio,che vita vuol dire morte, che la luce bianca altro non è che tutti i colori messi insieme.
La maggior parte di tutto ciò che tu consideri normale è basato su ciò che tu consideri astratto e che potrei creare un algoritmo per dimostrarti che sei un'idiota e continui a pensare che scherzo quando te lo dico, ma poi chi lo spiega a te che idiota e normale sono la stessa cosa?

Ti rialzi sui gomiti e giri per la stanza, infilando il nasino con l'orecchino finto sui miei scaffali decisamente cubisti, decisamente disordinati.
Non hai nessuna foto di quando facevamo i saggi di danza?
 La prima ballerina..peccato che non c'era mai nessuno a vederti.
E ridi.

Eh già non ero come te, che eri flessuosa come un palo di massello eppure era tutto un fiorire di rose e fasci odorosi.
Di macchine in cui salire, di amici che respiravano tabacco, di foto ricordo e parenti.

Io finivo di ballare, mi facevo la doccia, chiudevo la zip del borsone, quella della felpa fino alle labbra e tornavo a casa passando dal retro del palco.
Uà! Neanche una foto delle gite?
Cazzo, non ti accompagnava mai nessuno venivi sempre con mia madre, stavamo sempre insieme.

E allora siamo sedute l'una accanto all'altra e guardiamo la tv.
Ma non insieme.
Che insieme è un'altra cosa.



P. Bertoli, a muso duro.

7 commenti:

Flo | 21 novembre 2011 alle ore 16:55
  

  Sarà per questo che amo la notte. Quella vera fatta di pensieri, ricami, ricordi, fastidi e paure.
E la adoro, quando mi propone, nella vita, persone con cui condividerla. Che non si sono trovate nell'INSIEME, ma si sono Scelte.
Per la vita.

(grazie... sempre e comunque... oltre alla Madonna ovviamente :) 'n te conoscessi! :P ) 

 
La Scalza | 21 novembre 2011 alle ore 17:02
  

  Tu promettimi che non verrai mai a citofonarmi con la tinta bionda, ok? =D

Ah, sì.
Le grazie le fa la Madonna, lo sai. 

 
Flo | 21 novembre 2011 alle ore 17:06
  

  Oh mio Dio Bionda io??? Mai... giusto quando m'hanno sbagliato le maches che dovevano essere tra nero corvino e rosso. Delle idiote...

;) ma infondo sempre Maria sei quindi... ci può stare :P (muahaha) 

 
La Scalza | 21 novembre 2011 alle ore 17:09
  

  E io non t'ho visto co' sto colore?
Quando è successo?
Paleozoico? O.O


Nel senso che sono fumata?
No, no io così naturale =D 

 
Flo | 21 novembre 2011 alle ore 17:20
  

  Lascia stare... una tinta del cacchio venuta malissimo.. credo lontano 2004. E pensa fatta per giunta dal parrucchiere. Avevo specificato BENISSIMO "niente decolorazione"... Ma evidentemente parlavo ostrogoto, o loro erano impegnate sull'ultimo pettegolezzo di Novella-Oggi. Chissà se ho qualche vecchia foto... dovrei riesumarla. Per carnevale andavo benissimo. Con due bei bandoni biondi davanti. Se ci ripenso potrei andarle a sopprimere... :)


Beh, fumata o meno, fai sempre le Grazie ! XD 

 
Anonimo | 21 novembre 2011 alle ore 18:14
  

  ah. Ad ogni ragazzina temo sia toccata in sorte un' 'amica' così. Per questo guardo sempre dal balcone prima di rispondere al citofono. 

 
La Scalza | 23 novembre 2011 alle ore 08:16
  

  Io son fregata. Non vedo il citofono da qui T.T
Però a Natale fo' sempre un minuto di silenzio per i cervelli scomparsi. 

 

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