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Gomme calde come un espresso.
Asfalto umido e nero come un cielo incerto.
Sul divano io e l'uomo profondo che ha contribuito a mettermi al mondo.
Solido e angoloso com'è si è ritrovato innamorato delle quattro ruote, della velocità, delle autostrade tedesche, quelle senza limite di velocità a strozzarti il motore dell'Alfa.
E' la linea bianca che smezza la strada il filo sottile sull'arcolaio della tua vita.
Per alcuni si deve calpestare per altri si deve proprio toccare. 
Col tempo tutto diventa un automatismo, guidare come respirare, come camminare.
E mentre guidi riesci a costruire e demolire castelli.
Forse è colpa dell'elettronica che se fosse partito per la tangente magari non moriva.
Lo guardo un pò mentre parla e continua a pensare.
In realtà non funziona così.
In realtà a quella velocità sei poco più che un giro di foglie gonfiate nel vento, che basta un sassolino, una gobba dell'asfalto e la posteriore va' per cazzi suoi, ma se l'elettronica riesce a farti rimanere la ruota accelerata tu, a terra, non ci vai.
E magari in altre situazioni la vita te la salva.
E' che c'è una quota di rischio in tutte le cose.
Alcuni rischi li consideri accettabili, alcuni rischi vuoi semplicemente correrli.
Come quando ti dichiari ad una donna, come quando prendi le valige e sali su un aereo, come quando corri avanti per fregare tempo al tempo che passa.
C'è un'alchimia obliqua tra il tuo cuore ed il motore che pompa benzina.
Tra le gomme e le tue mani, tra la strada e la tua vita.
Ognuno ha la propria, ma so' che
 certe volte hai bisogno di tirare dritto, certe volte vuoi solo ricominciare, ritirarti su coi gomiti, con le ginocchia, per fame, per rabbia, perchè tra il tuo cuore che continua a pulsare e il nero statico dell'asfalto non è che puoi far vincere lui
perchè tu in fondo, a terra col tuo cuore di terra e vento, non ci vuoi tornare mai.

E' un brivido che ti punge la schiena quando il casco segna la fine, rotolando come un dado, scappando via pure dalla vita.
Quando muore qualcuno ognuno si ricorda delle sue ferite, dei suoi morti e piange con te, ma piange le sue lacrime.
Ho avuto la stessa tensione di quando è morto Senna, ha detto l'alfista.
Io non ho detto molto.
Veramente, non ho detto niente.
Ninna nanna, Modena C. R.

2 commenti:

Gianandrea Ghirri | 23 ottobre 2011 alle ore 18:22
  

  Ho letto, Scalza. 

 
Flo | 24 ottobre 2011 alle ore 00:29
  

  Sapevo che mi avresti tolto le parole dalla mente. Piccolo... 

 

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