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101


Nei villaggi antichi e sperduti, ingoiati dai boschi, ognuno ha un proprio ruolo.
C’è chi fa il sarto, chi il fornaio, chi il mastro, chi il matto.
Sì, il matto.
E più che il bello del villaggio, scanzonato e crudele, io ho sempre amato il matto.
Il fatto è che le menti più brillanti hanno sempre bisogno di un matto che apra loro la strada.
E a cui dare la colpa.
Eric è uno di quelli.
Un Nobile senza terra.
E senza casato e casacca.
Una passione per la politica, fresca, come la pittura.
A lui piace leggere il mondo per assonanza.
Quel cinismo ruvido che contraddistingue la ragione che rincrudisce la vita, come la vecchiaia.
Il Partito, per Eric, è un essere quasi vivo, con una mente vigile e un braccio inflessibile che fruga nelle vite della gente.
Come un Grande Fratello qualunque.
I suoi occhi obliqui sono le tivvù, inferte - non offerte - per legge per ogni cittadino per aggiungere potere al potere, racconta Eric.
Come i decoder di Mediaset, presentati dal figlio nel nome del Padre, pagati con le tasche dello spirito santo, aggiungo io.
E poi c'è questo Ministero dell'Amore, spiega sempre Eric, che c'ha questa stanza 101, senza finestre, dove si fa una strana tortura che fa avverare le tue paure, una specie di lavaggio a secco dell'anima.
Che te la riconsegna bianca. E vuota.
Come le frequenze di Rai1 o gli smacchiatori alla Ferrara, o le interviste alla Barbara D'urso, quando si ha una coscienza monouso, ribatto io.
La guerra è pace, la libertà è schiavitù e l'ignoranza è forza.
Continua Eric parlando del Ministero della Verità.
Quel fastidio, subdolo e sottile, tipico delle cose sbagliate.
Quella sdrucciola traslitterazione del piano del significato.
Sempre un pò più in là.
Spulciare frasi, snocciolare parole come sgranare rosari,
lettera per lettera, nodo per nodo fino a creare in cattività il senso delle parole.
Fin quando il bianco non diventa nero.
E le crisi non diventano speculazioni.
E le igieniste, consiglieri fidati.
E le modelle, ministro.
Bispensiero, dice Eric.
Dispensiero, dico io.
E' la mente che si adatta alla realtà
senza forgiarla, piegarla, dimensionarla ai bisogni.
Tipo facciamo la Tav.
La menzogna diventa verità e passa alla storia perchè chi controlla il presente controlla il passato della gente senza memoria.
Come chi inventa la Padania.
I testi vengono riscritti passando una mano di bianco a tutto quanto se non è con le idee del momento, pensa Eric.
Tipo la Carlucci e le sue fobie, penso io.
E se non sei d'accordo comincia un processo di degradazione, continua Eric.
Coglioni, puzzate, calzini turchesi, sposa mio figlio, continuo io.

Eric Arthur Blair è George Orwell.
La storia è il palcoscenico di 1984. Scritto nel 1948.
I pazzi aprono squarci nel cielo pesante della storia.
A volte però, al pazzo del villaggio, segue lo scemo.
E la differenza che c'è è come quella tra essere semplici ed essere banali.
Come il principio per cui se la dai a tutti non è che sei la più figa della città.

Mi piace come ci sta Stairway to Heaven.
Led Zeppelin.

4 commenti:

Bisonte Pacioso | 6 agosto 2011 alle ore 10:36
  

  Dovremmo svegliarci! secondo me tutto quello che sta accadendo è per colpa di chi è riuscito ad addormentare i popoli, ma dovremmo farci sentire! molti giovani capiscono che così non si può andare avanti!
io a questo proposito direi la legge giusta dei Modena City Ramblers ci starebbe bene con il commento 

 
Zdenek | 6 agosto 2011 alle ore 11:25
  

  Pezzo molto ben riuscito; rende appieno l'intento distopico.
Nel leggere "101", avevo pensato al codice binario, poi anche a Matrix.

La "più figa della città", invece, m'ha fatto subito pensare a questa.

P.S.
Potresti aggiungere alle opzioni del blog la notifica dei commenti via email? 

 
La Scalza | 6 agosto 2011 alle ore 18:57
  

  @Bis: chi è che dorme, scusa? ; )
E comunque c'è il metodo di Leonardo per il sonno. O meglio per restare svegli.

@Zde : E difatti a lei era dedicato. 

 
Bisonte Pacioso | 7 agosto 2011 alle ore 21:11
  

  bè di certo non noi ma l'italiano medio ;) 

 

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