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Corsivo

C'era una vodka.
Come? Le favole non cominciano così? Oh, capisco.
No, va bene, i bambini, l'alcool, la morale, certo, ok.
Proviamo così: Si dice che le cose finiscono quando cominci a raccontarle. Per me finiscono quando cominci a riderci sopra.
Intendo quelle risate che sfioccano l'aria e riserrano la fatica.



É diverso. Lo vedo dagli occhi, dai nervi delle spalle, dallo sguardo, dal viso, dal corpo. Sei cambiata. Come diventerai? Oh, se diventi stronza io so contenta!
Che lì per lì non sapevo che dirti, ripensavo a' stu' nervo della spalla. Che mi stesse venendo il torcicollo e manco me ne ero accorta?
Che tu te ne esci sempre con questi pensieri che smezzano i discorsi, tipo gli starnuti.
Epperò, poi, c'ho pensato.
Ho pensato che questo fatto di diventare stronza non mi convince proprio.
Il mondo è un posto già così pieno di stronze, Flà, che non ho nessuna intenzione di mettermi in fila per diventarlo.
Tu capisci che c'è la fila per diventare stronza che nemmanco nei cessi dell'autogrill il lunedì di Pasquetta? Io non c'ho tutta questa pazienza.
Ma poi non ci sono portata.
Sempre serie queste stronze, sempre arrabbiate, sempre risentite, sempre con l'espressione ruvida di chi pare di camminare sempre con un tubo innocenti ficcato su per il culo. Io no, Flà, davvero, non mi ci vedo proprio e non solo per questa spinosa questione del tubo, che pure è un problema.
So' troppo statiche, capisci?
Io credo negli equilibri dinamici, non nella statica. Le cose che sono troppo statiche o sono morte o lo faranno a breve.
Che quando progetto le travi da ponte, le metto larghe, perché quelle con il tempo si muovono, si spandono e po' si accorciano e poi si dilatano, ogni tanto si sbattono pure, come le vele, come le Femmine e come i succhi di frutta.
Se fossero ferme si romperebbero. E' accussì so' pure io, Flaviè.

Ma poi come so' da vicino vicino, 'ste stronze?
No, perché io credo nella sublime arte del pigliarsi scuorno.
Credo nella delicatezza dell' arrossire di certe anime leggere, che queste si pigliano troppo sul serio e per me l'unica cosa che merita serietà è la ricetta della pastiera e il calciomercato del Napoli.
E credo nelle persone. Beh, in alcune persone. E credo nella fiducia.
Che va bene, sì, ho capito, intendo dire che se mi mostri un posto dove metterla, la mia fiducia, io non c'ho problemi. E che se poi la getti nella munnezza secondo me ti ci puoi buttare pure tu nella munnezza.

Che poi che cercano, 'ste stronze?
No perché a me per esempio, quando mi dicono voglio stare con te per sempre mi impressiono. Io la piglio come una minaccia.
Per sempre? Come sempre? Mi immagino uno con un coltello che lo dice.
Ma io c'ho da fare, capisci?
Devo comprare iccaffè, devo lavarmi i capelli, poi c'è la partita del Napoli.
Poi prima o poi mi comprerò un gatto. O un cane. O un pangolino. Credo, ma non ho ancora deciso perchè a me in fondo gli animali per casa non mi piacciono, già c'ho mio fratello.

E' che vivono sempre al riparo.
Ma io sto bene pure qui, in campo aperto, dove non c'è nessuno a guardarmi le spalle, che poi tra tante cose proprio le spalle mi devi guardare? 
Queste sono come entrare in quei vicoli che spuntano ovunque e nun portano a' niente.
Il terrore pure delle briciole. Che poi perché le briciole? Siamo uomini o formiche?
Passano il tempo a prendere le distanza, ma che senso tiene se poi passate ore a misurarle?

E le vedi tutte lì che s'affannano a cercare un pezzo di sollievo da dietro il rimmel, che strisciano portandosi dentro la borsetta i risentimenti e i rancori per tutte le cose che il mondo ha fatto loro. O che loro hanno fatto al mondo, che poi è uguale.
Naaa. Io non voglio essere così.
A me basta na' jurnata e' sole.
E iccaffè, quello che smezzerò con il fiore che spaccherà questo cemento.
Che il caffè è n'ata cosa.
E' una questione di corsivo, Flaviè.
Che ci sono cose che accetti e altre che accetti, nel senso di recidere e tagliare.
E' leggerezza.
Di quella che quando conosci il peso delle cose, apprezzi molto di più.


Nelly Furtado, Try (acoustic version).

1 commenti:

Anonimo | 7 ottobre 2014 alle ore 12:44
  

  Diciamo che sapevo che così non era.... E solito vecchio detto che non passa mai: se nasci tondo, non muori quadrato. Però, io nel mio piccolo, sono più incazzata. E questo possiamo permettercelo...
"dobbiamocelo" :)
Che tu sia donna, é indiscusso. Sei forgiata. Come una splendida spada intarsiata, che racconta la sua storia, le sue origini... Non potresti mai essere stronza... Come non lo sarò mai io. Non si può. Ma dobbiamo preservarci. E io per quello per ora... Ho solo la rabbia come motore. E per ora va bene così.
Io sono uno starnuto tra i tuoi pensieri. É bello intrufolarsi e riderci su. E direi che é ora di dedicarci un caffè dei tuoi, qui o dove vuoi.
Presto!

Tua
Flo 

 

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